Lo scorso sabato, quasi alla vigilia della Festa della Liberazione, le insegnanti della Fo.co. hanno pensato di riflettere insieme ai loro alunni, ospiti del progetto SPRAR di Chiaramonte e della Comunità minori gestite dalla coop. Nostra Signora di Gulfi, sul significato della parola “libertà”.
L’attività è cominciata con un brainstorming; ognuno dei ragazzi ha avuto l’occasione per dare la propria definizione di libertà: “liberi di vestirsi”, “liberi di scegliere”, “liberi di amare”, “liberi di parlare”. Queste sono solo alcune delle descrizioni date.
L’attività è proseguita con la proiezione audio visiva del brano “Freedom” di Pharell Williams.
Si tratta di un testo molto intenso: numerose sono state le espressioni che hanno colpito i nostri ragazzi, aiutati nella riflessione dalle traduzioni fornite nelle rispettive lingue madri. Successivamente le insegnanti hanno posto ai ragazzi un difficile interrogativo: - “In questo momento vi sentite liberi?”. I giovani hanno replicato con un pressoché corale “no”, in quanto, benché la loro libertà e autonomia non venga limitata dagli operatori delle strutture, rimangono in attesa di costruire la propria vita, fuori dai progetti di accoglienza.
Preso atto di questo, le insegnanti hanno pensato di fornire loro uno spazio libero, un foglio bianco in cui esprimersi in totale libertà. Per molti di loro è stata un’esperienza del tutto inedita. I risultati sono stati sorprendenti: pochi colori, qualche matita, qualche penna per declinare l’idea di libertà nel modo più vario e personale. A volte anche semplici segni, quasi tratti, attraverso i quali hanno espresso le loro personalità e fatto intravedere i loro stati d’animo.
Molti hanno cercato conferme, hanno voluto essere rassicurati sul fatto che la loro opinione non sarebbe stata giudicata.
Aboubacar K. usa il colore marrone e senza esitazione traccia delle linee sicure che rappresentano, poste una accanto all’altra, una moschea e una chiesa cristiana. Questa è la sua idea di libertà, coincide con quella di una convivenza pacifica.
Md K. accanto alla coloratissima bandiera bengalese, pone un crocifisso e per non lasciare spazio a dubbi, vi scrive sopra in rosso “Gesù”. Le insegnanti sorprese chiedono - “Md, ma tu non sei musulmano?”. Con la semplicità di un bambino ci ha risposto – “ Sì, ma Gesù mi piace”.
Hamza M. invece ama esprimersi con le parole, sceglie una penna e scrive il suo inno rap alla libertà.
Ibrahim C. ha sentito così fortemente l’esigenza di esprimersi, da doverla esternare persino sul banco.
A conclusione della giornata i lavori sono stati affissi in una bacheca che resterà in classe come monito e promemoria dell’importanza che ha un valore soprattutto se condiviso.
L’esperienza ha ancora una volta dimostrato come l’arte in tutte le sue forme, sia essa una canzone, un’opera, un disegno su un foglio bianco, possa unire mondi lontani, ma vicini nella condivisione di un ideale importante.
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mariaconcetta (martedì, 26 aprile 2016 23:33)
Lavorate sempre con grande impegno e questo è molto importante per i ragazzi,sanno di non essere soli, bravi tutti!